May 21_September 30 2022 Neo Pop Cernobbio
Il NEO POP
di Fabrizio Musa
A cura di Aldo Premoli
Pop Art è il termine con cui tra la fine degli anni ’50 e l’inizio del ’60 si afferma tra gli stati Uniti e l’Europa un movimento che si ispira ad oggetti di uso quotidiano raffigurati per sottrazione allontanandoli dal loro ambiente naturale e isolandoli come si trattasse di icone dotate di un particolare valore simbolico. Fabrizio Musa (Como 1971) di quel movimento che ha goduto di una straordinaria e duratura fortuna è senza dubbio un erede. Con caratteristiche però del tutto proprie. Una delle quali è senza dubbio la sua attrazione per l’architettura. A questo proposito ecco come Mario Botta con cui Musa ha collaborato più volte dice ad esempio di lui:
“Musa studia il linguaggio dell’architettura traducendolo in modo autonomo sulla tela, facendolo cioè diventare linguaggio pittorico a tutti gli effetti, con risultati che sorprendono (…) riporta nel suo bianco e nero i risultati delle ombre nate dal contesto tridimensionale (…) l’architettura è sempre stata pensata come spazio, come struttura tridimensionale, e vederla “appiattita” sulla tela è una lettura che non avevo mai immaginato. La sorpresa è che questo tipo di lettura permette (…) risultati poetici.”
Si tratta di riconoscimento importante non solo per la stima dimostratagli da un archistar come Botta: si tratti del Duomo di Como o di quello di Milano, della Casa del Fascio disegnata da Terragni nel 1932, di un’automobile, di un Rolex Milgauss o del ritratto di Sophia Loren, la nota di Botta nata per il lavoro di rappresentazioni architettoniche resta comunque valida: mette a nudo il processo di pensiero che sta dietro il suo modo di dipingere. Di cui è importate cogliere un’ulteriore specificità: Musa oltre aver contaminato sin dall’inizio del suo operare le tecniche pittoriche più tradizionali con l’utilizzo di tecnologie sconosciute ai fondatori della Pop art. Non basta: il suo tocco è sempre e comunque “elegante”, altra caratteristica non strettamente “pop”. Tutto questo che identifica necessariamente la sua arte come “neo” pop. Nell’ ampia produzione di Musa la piccola (non certo per le dimensioni dei pezzi scelti) selezione operata per La Cernobbina Art Studio parla di questo.